Perché la velocità di caricamento è così critica per l’esperienza digitale? L’intervista del CEO di Fasterize

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Pierre Sommer

Ottobre 1, 2020 | 3 min

Last Updated: Ago 10, 2022


Contentsquare – Buongiorno Stéphane! Prima di iniziare, e in qualità di CEO di Fasterize, puoi dirci qualcosa di più su cosa fai da Fasterize e su come sei arrivato qui?

Stéphane Rios – È molto semplice: sono ossessionato dall’efficacia. Ho lavorato per 10 anni da “Rue Du Commerce” come CTO dopo un’esperienza in SSII, e ogni volta ho potuto constatare la stessa cosa: tecnicamente, è complesso avere un sito rapido.
Per questo ho creato Fasterize per accelerare la visualizzazione dei siti.

 

 

Contentsquare – Allora non basta comprimere le immagini e ridurre il peso dei file HTML e JS?

Stéphane Rios – No, anche se la compressione delle immagini e la minificazione sono effettivamente tra i primi passi molto basilari… restano un compito che comporta numerosi aspetti tecnici per essere pienamente efficace. Esistono anche altre tecniche efficaci, come la buona gestione delle Third Parties (e più in generale del caricamento del JS) o dei font. Ben attivate, tutte queste best practice hanno un impatto sulla velocità delle pagine e, quindi, sui tassi di conversione! È dalla volontà di guadagnare tempo e efficacia che è nata la piattaforma Fasterize, che automatizza l’applicazione delle buone pratiche e delle tecniche di webperf (web performance).

 

Contentsquare Il legame velocità/conversione: pensi allo studio Google e ai famosi “3 secondi”?

Stéphane Rios – Sì, tra le altre cose. Ricordo che all’epoca questo studio aveva fatto scalpore e sottolineava anche il fatto che oltre 1 secondo di tempo di caricamento, la probabilità di rimbalzo aumentava del 32%; dopo 3 secondi questa probabilità di frequenza di rimbalzo aumenta di 60 punti, al 90%! Se si considerano le frequenze di rimbalzo medie attuali (dell’ordine del 50%) rispetto alle dimensioni dei budget di acquisizione, si possono sprecare milioni a causa di un sito non abbastanza rapido.

 

Contentsquare – Definire le priorità dei progetti UX è una sfida reale e quotidiana per i marchi. Quale ordine di importanza daresti alla velocità di caricamento?

Stéphane RiosLa velocità di caricamento è il criterio UX numero 1 per gli utenti. In un altro rapporto molto interessante, “Speed Matters: Designing for mobile”, Google ha stabilito che il tempo di caricamento è in cima alla “UX Hierarchy” per gli utenti. Ed è ancora più evidente su mobile. Su questo device, infatti, i tempi di caricamento sono più lunghi perché la rete e i processi sono meno potenti (non tutti hanno l’iPhone all’ultima moda). Lo sappiamo: le frequenze di rimbalzo delle conversioni su mobile sono da 2 a 3 volte inferiori a quelle del desktop, per molteplici ragioni. Tempi di caricamento scadenti aumentano quindi ulteriormente questo divario.

 

Contentsquare – Il principio su cui tutti sono d’accordo è: “Più la navigazione è fluida, maggiori sono le possibilità di fidelizzare i visitatori”. Niente di nuovo sotto il sole… Eppure, i marchi possono davvero fare la differenza?

Stéphane Rios – Sì, ed è qui che interviene l’esperienza Fasterize! Miglioramenti e misurazioni vanno di pari passo. Mettere in pratica le tecniche che permettono di rendere il proprio sito web rapido sulla base di un monitoraggio preciso è quindi fondamentale. 

 

Contentsquare – È il momento dell’autopromozione, vai!

Stéphane Rios – (ride) Quello che i marchi devono capire è che avere un sito rapido è possibile per tutti! Penso in particolare a IKKS che, con un pubblico ampiamente mobile, era obbligato ad avere tempi di caricamento ultra-rapidi in particolare su questo dispositivo. È cosa fatta grazie a Fasterize, e i risultati non si sono fatti attendere: +20% sul tasso di conversione mobile per i nuovi clienti!

 

Contensquare – In questo blog abbiamo l’abitudine di dare alcune best practice UX ai nostri lettori. Puoi dircene qualcuna per concludere?

Stéphane RiosSì, certamente. Per iniziare bene, esistono dei tool gratuiti per monitorare la velocità del proprio sito:

  • Web Page Test per trovare, tra l’altro, il proprio Speed Index (la velocità di caricamento degli elementi al di sopra dell’above the fold, ndr) e generare il proprio Waterfall (la rappresentazione visiva del caricamento di una pagina, ndr)
  • PageSpeed Insights per stabilire uno score webperf e conoscere il proprio Time to Interactive (il momento in cui una pagina web diventa interattiva senza latenza, ndr che pensa che il suo interlocutore lo stia scocciando con molti termini tecnici 😉)
  • E naturalmente Test My Site, per confrontare la velocità del proprio mobile e misurarne l’impatto sulla propria attività.

 

Contentsquare – E per fare qualcosa di più?…

Stéphane Rios – Per fare qualcosa di più e applicare le best practice e le tecniche webperf, è fortemente raccomandato il parere di un esperto. Non si tratta solo di fare ottimizzazioni in one shot: occorre automatizzarle per guadagnare tempo e mantenere le proprie prestazioni a lungo.

 

Questa intervista è stata realizzata nell’ambito del “Digital Experience Benchmark 2020”, il rapporto più importante sull’esperienza digitale.

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